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“L'arte non chiede mai a nessuno di fare nulla, di pensare nulla, di essere nulla. Esiste come esiste l'albero, si può ammirare, ci si può sedere alla sua ombra, si possono coglierne banane, si può tagliarne legna da ardere, si può fare assolutamente tutto quel che si vuole. ” 

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“Il paese di pietra” è una concentrazione di arte, serenità e coscienza civica.

D'inverno ci abitano circa 70 persone, ma nei mesi più caldi sono in tanti a sentire il richiamo di questi scorci bellissimi. Qui dimenticatevi il cemento e l'asfalto. L'arenaria di langa rende tutte le abitazioni fiabesche e i selciato disegna strade d'altri tempi.

Nel 1993 questo paese già bello è diventato proprio un'opera d'arte. Letteralmente. Grazie al concorso “Bergolo paese di pietra” che da allora, ogni anno finanzia e accoglie murales, sculture e altre forme artistiche premiandole con l'esposizione nel borgo. Un museo a cielo aperto che vi stupisce ad ogni angolo.

Nel punto più panoramico di Bergolo puoi trovare una piccola Stonhage. Un cerchio di pietre di langa, dipinti da Beppe Schiavetta che ricordano Ezra Pound. A volerlo nel 2003 fu Vittorugo Contino, amico del poeta statunitense. Ora è un luogo di contemplazione, la pietra che ricorda la poesia, l'arte che onora l'amicizia.

Ma Bergolo è un paese piccolo dall'anima grande, più di una. Insieme a quella artistica, si sviluppa in queste vie di selciato anche uno spirito fiorito. Primo Comune Fiorito d'Italia nel 2007; nel 2008 ha conquistato la medaglia d'argento al concorso europeo Entente Florale Europe. Una competizione che gratifica quei comuni sensibili all'ambiente e che fanno del verde un punto forte.

Quante anime diverse convivono un un paese così piccolo e fiero.


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BERGOLO IERI


Nonostante le piccolissime dimensioni, Bergolo è un Comune autonomo da tempo immemorabile. 

Luogo dell'erica o brughiera: questa l'etimologia del nome, dal tardo latino.

Le prime notizie emerse dalla storia risalgono al 1091, quando il paese fu compreso nel territorio occupato da Bonifacio del Vasto.

Alla morte di questi, nel 1130, venne ereditato dai figli e, nel 1142, assegnato a Bonifacio Minore, marchese di Ceva e Cortemilia.

Nel 1184 subentrarono i marchesi di Savona e del Carretto. Nel 1209, il marchese Ottone lo donò al comune di Asti insieme ai borghi confinanti di Gorrino, Castelletto e Scaletta: per oltre un secolo del Comune di Asti seguì le sorti. Nel 1322 Manfredo II il Vasto lo cedette a Manfredo IV marchese di Saluzzo, che l'anno dopo lo lasciò in eredità al figlio Teodoro.

Nel 1532 Bergolo passò sotto il dominio dei duchi di Savoia. Poi arrivarono i feudatari e nel 1836 il Generale Giorgio Carlo Calvi, marito della principessa Iolanda di Savoia, venne nominato conte di Bergolo dal re Carlo Alberto nel 1836.

In tutta la sua storia, il centro fu caratterizzato da prevalente economia agricola. Con il tempo le originarie attività pastorizie e di coltivazione di pregiate vigne di dolcetto "dei terrazzamenti" dal nome delle terrazze in pietra sui cui si impiantavano i vigneti hanno lasciato spazio alle nocciole nella varietà "Tonda gentile delle Langhe" che è riconosciuta come una delle migliori del mondo.

La rinascita di Bergolo si può datare intorno al 1970 il rilancio turistico, ancora sconosciuto allora. In principio furono gli eventi: idee buone, entusiasmo, la tenacia dei vecchi investita nel reinventarsi e segnare il percorso.

Oggi tutto questo ha portato Bergolo ad essere una meta turistica di primaria importanza e riconosciuto dai marchi di qualità raggiunti.


 

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